Negli ultimi anni il termine rating si è inserito con forza nel vocabolario utilizzato quotidianamente dagli italiani. Contrariamente a quanto si pensa il rating non viene utilizzato solo per la valutazione dei debiti sovrani oppure per la valutazione della rischiosità delle grandi aziende quotate in borsa, ma viene utilizzato dagli istituti Bancari per la valutazione dei propri clienti richiedenti credito. Tale calcolo per l’istituto bancario è di fondamentale importanza in quanto vi è un rapporto diretto tra il capitale di vigilanza che l’istituto di Credito deve accantonare ed il rischio di credito delle imprese, infatti tanto più alto è il rischio dei clienti concessionari di credito tanto più alto sarà il capitale che la Banca deve detenere per soddisfare i requisiti di vigilanza prudenziale.
E’ una valutazione sintetica del profilo di rischio dell’impresa che riassume le informazioni qualitative e quantitative a disposizione della Banca, confrontate con i dati storici relativi ai soggetti precedentemente affidati e alla loro capacità di rimborsare i prestiti negoziati.
L’istituto bancario raccoglie direttamente dal cliente le informazioni su alcune sue caratteristiche e, sulla base di algoritmi statistici, le traduce nel rating assegnato al cliente stesso.
La Banca inoltre utilizza i dati storici sui crediti in sofferenza relativi a debitori distinti per classe di rating, al fine di stabilire la frequenza con cui i soggetti appartenenti alla medesima classe del richiedente hanno manifestato in passato difficoltà ad onorare le scadenze.
Secondo uno studio della Comunità Europea, il 75 % delle banche medie e grandi considera l’indebitamento una componente importante o molto importante del rating, il 50% attribuisce la stessa importanza alla liquidità e alla redditività. Sempre dallo stesso studio è emerso che i fattori qualitativi hanno una maggiore rilevanza all’aumentare delle dimensioni dell’impresa.
Prima del 2007 le Banche per concedere credito alle imprese utilizzavano regole basate sulle situazioni economico-finanziarie e sulle garanzie, mentre con l’avvento degli accordi di Basilea II le Banche hanno dato sempre più peso specifico al rating del cliente affidatario. A seguito della crisi finanziaria internazionale iniziata nel 2008 il Comitato di Basilea nel 2010 ha introdotto nuove regole che hanno definito i nuovi standard internazionali per l’adeguatezza patrimoniale delle banche e i nuovi vincoli di liquidità, che hanno rafforzato la necessità di ottenere sempre maggiori garanzie dai clienti affidatari (Basilea III).
I singoli istituti bancari sono quindi obbligati a valutare la rischiosità di ciascun cliente richiedente l’accesso al credito.
Nonostante la crisi abbia determinato una diminuzione dell’importanza del rating, questo elemento è comunque rimasto fondamentale nella determinazione del merito creditizio del cliente. Il rating può infatti determinare non solo l’accettazione o il rifiuto della richiesta di credito, ma anche l’entità delle garanzie occorrenti e la durata massima del prestito.
Il rating assegnato al richiedente affidamento bancario è un fattore importante per la fissazione del tasso di interesse del prestito. Per la determinazione del prezzo del prestito (tasso d’interesse e spread) l’istituto bancario valuta i seguenti fattori: il costo della raccolta, i costi operativi, le perdite attese, il costo del capitale di vigilanza e il margine di contrattazione.
Le garanzie sono un fattore importante che le banche considerano quando fissano il prezzo di un prestito. La capacità delle garanzie di ridurre i rischi di un prestito dipende dalla tipologia di bene dato in garanzia e dalla relativa liquidità della stessa. L’incidenza della garanzia sulla riduzione del tasso di interesse sarà tanto più elevata quanto è il tasso di recupero atteso dalla banca dal realizzo della garanzia prestata, infatti un immobile commerciale avrà un tasso di recupero atteso inferiore ad una obbligazione quotata in borsa.
Il rating viene inoltre utilizzato per controllare costantemente gli eventuali cambiamenti di affidabilità creditizia dei propri clienti, lo stesso inoltre influenza anche la periodicità con la quale gli istituti bancari pongono in essere i controlli.
Le banche al fine di ridurre il rischio di credito sempre meno di rado inseriscono nella contrattualistica relativa al prestito bancario “clausole specifiche” (covenants) che possono riguardare il massimo indebitamento consentito, la soglia minima di redditività o infine i requisiti minimi di liquidità.
Ad esempio una clausola specifica potrebbe conferire alla Banca il diritto di risolvere anticipatamente il contratto se un dato indice scende al di sotto di una certa soglia indicata nel contratto. La Banca in questo modo ha la possibilità di ridurre il rischio dell’operazione. L’impresa affidataria per contro deve fare molta attenzione a queste tipologie di clausole contrattuali in quanto la revoca di un affidamento bancario potrebbe pregiudicare l’equilibrio finanziario dell’impresa.
I fattori principali che determinano il rating dell’impresa possono essere diversi da banca a banca. I più importanti possono essere riassunti nel grafico che segue:
I fattori quantitativi sono costituiti soprattutto dai principali indici di bilancio. Il rapporto di indebitamento, o il leverage di un’impresa, rimane probabilmente il fattore quantitativo di maggiore incidenza nei sistemi di rating, seguito dagli altri indicatori di liquidità e di redditività. E’ opportuno che l’impresa monitori e presidi i fattori che incidono sul rating con l’obiettivo, soprattutto nei casi di ricorso elevato al capitale di terzi, di controllare il costo del credito, strumentale al mantenimento di una situazione di equilibrio economico.